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Un gentiluomo beneventano, il conte Raffaele Collenea Isernia (1891-1972)

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Il Conte Raffaele Collenea Isernia, Patrizio di Benevento Il Conte Raffaele Collenea Isernia, Patrizio di Benevento

Appartenente a famiglia solidamente radicata in Benevento, Raffaele Collenea Isernia era figlio del conte Liberatore e della nobile Beatrice Coscia dei duchi di Paduli. Crebbe nella casa avita assieme al fratello Gino e alle sorelle Carmen e Maria Immacolata (in famiglia chiamata Ima) rimaste nubili, donne dotate da grande spirito di generosità e di solidarietà verso il prossimo. Per gli studi, i figli furono inviati a Roma per frequentare il Collegio Massimo dei padri Gesuiti a Termini e il Collegio di Santa Dorotea in viale Manzoni (in estate villeggiavano a Poggio Imperiale di Firenze oppure alla Pace Vecchia).

Raffaele (per gli amici Fael) nacque il 17 marzo 1891 e, dopo gli studi liceali, si laureò in giurisprudenza per dedicarsi alla professione forense: una breve esperienza interrotta dalla chiamata alle armi per la Grande Guerra. Trovandosi in prima linea veniva colpito da una granata sul fronte dell’Isonzo, a Chiopris presso Udine: lo scoppio gli procurò una lunga degenza per ferite alla mano, alla spalla e al volto. Congedato quale mutilato riceveva la Croce al merito di guerra, una medaglia delle Forze interalleate e negli ultimi anni di vita anche la Medaglia d’oro per i combattenti del 1915-1918 e la nomina a Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto. Rientrato a Benevento si dedicava al lavoro bancario assumendo ruoli dirigenziali nella Banca cattolica del Sannio e nel Credito meridionale fino alla scomparsa del padre nel 1933: a questo punto, essendo primogenito, preferì seguire la gestione del patrimonio famigliare che comprendeva immobili storici (palazzo in corso Garibaldi, villa alla Pace Vecchia, casino sulla via di San Nicola, chiesa rurale di San Liberatore, palazzo ducale di Paduli) e grandi estensioni di fondi coltivati da una massa di coloni nelle masserie di Fungaroni, Perrillo,  Pezzapiana, Postecchia, Ravano, San Cumano, San Marciano, San Valentino, Sponsilli, Vigna Corta e in terra di Paduli. Sul piano famigliare, il 31 maggio 1932 Raffaele Collenea Isernia aveva sposato Emma Cattaneo della Volta dei principi di Sannicandro e da questo matrimonio nascevano 5 figli: Beatrice, Liberatore, Francesco, Gino e Giulia.

Cavaliere di onore e devozione dell’Ordine sovrano militare di Malta, grazie alla sua competenza economica e all’eccezionale correttezza umana, veniva nominato vice presidente del Monte di Credito Orsini (istituto fondato dall’arcivescovo Vincenzo Maria Orsini, prima di essere elevato al papato con il nome di Benedetto XIII) e presidente dell’Istituto per anziani “Vittorio Emanuele” sito nel convento di San Pasquale(un tempo sede dei Cavalieri gerosolomitani): in ogni attività civica esprimeva costantemente una passione responsabile e disinteressata guadagnandosi unanimi elogi che il Comune sottolineava con una medaglia di benemerenza e con l’intitolazione di un toponimo cittadino (delibera n. 880 del 23 maggio 1993).

Venne a mancare, in seguito ad una crisi cardiocircolatoria, poco dopo il ricovero in una clinica di Pomezia il 12 dicembre 1972. Il quotidiano Il Mattino (30 dicembre 1972) gli rendeva omaggio con un articolo nel quale dichiarava che “Benevento lo ricorderà sempre come uno dei suoi figli migliori”. In una lettera privata alla vedova, dal suo esilio a Cascais, Re Umberto II di Savoia inviava le proprie condoglianze esprimendo parole che andavano oltre il protocollare: “Reverente alla memoria del perfetto gentiluomo, dell’apprezzato professionista e del valoroso Soldato che, in una lunga ed onorata esistenza, ha nobilmente servito la Patria lasciando esempio di rettitudine e di profondo attaccamento al dovere”.

Tra le carte, rimaste sulla scrivania ove aveva lavorato senza posa per decenni, la figlia Giulia scoprì un biglietto autografo - vergato evidentemente quando sentiva approssimarsi la dipartita - con parole che sintetizzano in pieno lo spirito del Padre: “Il commiato da voi mi riesce molto, molto difficile, ma così deve essere. Tenetevi uniti nella gioia e nel dolore e, credetemi, sempre resterò tra voi e sempre vi circonderà tutto il mio amore. Addio. Vi dico arrivederci in un mondo migliore e che Iddio vi aiuti”.

Beniamino Tasso

 

 

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