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Riappare la scomparsa “Storia di Sannia” di Alfonso di Blasio

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Frontespizio del manoscritto Di Blasio Frontespizio del manoscritto Di Blasio

Dal buio di fondi bibliotecari riaffiora a Benevento la scomparsa Storia di Sannia dell’erudito Alfonso di Blasio

Scarse tracce restavano su un manoscritto del Seicento, originale assemblaggio sulla Storia di Sannia hoggi Benevento, mai stampato e rimasto inedito, lasciato nella forma iniziale e dimenticato nelle successioni testamentarie. Finalmente, grazie alla tenacia della Società storica del Sannio e dell’Archeo Club di Benevento l’unica copia di cui si ha notizia (zeppa di interpolazioni e scompaginata nel tempo dai fruitori) è stata rintracciata in uno scaffale nei depositi della Biblioteca provinciale “Antonio Mellusi” di Benevento, proprio quando tutti erano convinti della sua definitiva scomparsa. Un manoscritto del Seicento che l’autore aveva dedicato alla maestà di papa Alessandro VII, il senese Fabio Chigi.

Unico esemplare nel mondo, a parte qualche frammento esistente tra le carte di fortunati bibliofili. Tra cui un collezionista che nel 2019 riuscì ad acquisirne un blocco di carte (95 fogli formato cm. 27 x 20 vergati in inchiostro scuro, densi di correzioni e cancellature che lasciano pensare a bozze stilate dallo stesso autore) durante un’asta libraria a Firenze: allora venne recuperata una silloge sulla vita dei Sanniti dall’origine fino all’anno 485, cioè alla disgregazione dell’Impero romano. Carte ricopiate dal testo originale, trascritte per la biblioteca del cardinale Barberini come testimonia la logorroica dedica che ricopre l’intero frontespizio: Origine e Progressi dell’antichissima città di Sannia hoggi Benevento da altri sin’hora non toccata, descritta da Alfonso di Blasio, consecrata all’Eminentissimo e Reverentissimo Signor Cardinal Francesco Barberino gloriosissimo nipote della Santità Nostro Signore Papa Urbano VIII (per la cronaca Matteo Vincenzo Barberini). Ed accanto alla data 20 gennaio 1641 dell’omaggio, si precisava trattarsi dell’opera di un  “gentiluomo beneventano di molta letteratura ed erudizione, autore di quattro volumi sopra la storia di Benevento” (ove era nato e morto tra il 1597 e il 1656). Il nome era Alfonso di Blasio, cognome più volte ripetuto, a dispetto della moderna toponomastica comunale che lo definisce “De” Blasio collocandolo peraltro nel secolo XVIII.

L’opera, benché allo stato di manoscritto, era conosciuta nei circoli accademici  prima di scomparire dalla circolazione. Se ne erano interessati letterati di fama come l’amico Mario della Vipera (1566-1636, Breve descrizione delle famiglie nobili di Benevento, manoscritto del 1620), l’archivista partenopeo Niccolò Toppi (1607-1681, Biblioteca napoletana, 1678), poco più tardi Giovanni de Nicastro (1659-1738, Teatro di nobiltà o vero Discorso delle famiglie nobili della città di Benevento, 1708) e persino Pietro Giannone (1676-1748, Istoria civile, libro XXVI, capo VI) che, sui rapporti tra Regno e Sede Apostolica, affermava testualmente: “della medesima aveva tessuto una esatta storia Alfonso di Blasio ed il quarto volume conteneva appunto questo Stato”.

Chi era dunque Alfonso di Blasio? Particolari si rilevano con Antonio Mellusi sul primo fascicolo della Rivista storica del Sannio e con Alfredo Zazo nel suo Dizionario bio-bibliografico del Sannio. Nato da famiglia patrizia beneventana, doveva moriva in seguito alla pestilenza che devastava l’intera regione nel 1656. Il padre, Giovanni Battista, era persona di valore in arme al servizio dei spagnoli Filippo II e III nella guerra contro il duca di Savoia (assedio di Vercelli, 1617, e occupazione del Monferrato tra il 1617 e il 1625) affiancato dal figlio. Alfonso si faceva stimare da papa Urbano VIII ottenendo nel 1632, appena rientrato a Benevento, la nomina a capitano della Milizia dei Nobili: e poco dopo si distingueva nella difesa della città dall’attacco del Viceré di Napoli che pretendeva la consegna di due nobili Napoletani rifugiati nell’enclave pontificia per sfuggire ad un processo per omicidio. Nel 1643, ottenuta la carica di Capoconsole, faceva votare dal Consiglio cittadino una notevole somma per sostenere le spese militari dell’esercito pontificio. Qualche anno più tardi, nel 1650, preferiva ritirarsi dalle cariche pubbliche a favore del figlio Girolamo. E si dedicava in pieno agli studi storici con il sostegno dell’arcivescovo Giovanni Battista Foppa.

Alfonso di Blasio maturava in tal modo una vecchia passione, come spiegava in una lettera allo scrittore Niccolò Toppi che stava raccogliendo fonti per la sua Biblioteca napoletana: “Io mi ritrovo per lo continuato studio di trent’anni in rintracciare i fatti di Benevento, quasi che persa la salute e scemata la borsa, pigliai partito a scriverla per contradditioni con esemplarci pro e contra, e l’ho intitolata Historie controverse dell’antichissima Città di Sannia hoggi Benevento”. Il piano strutturale dell’opera prevedeva appunto quattro volumi per coprire gli avvenimenti civici dal sorgere della prima comunità sannita fino all’ultimo stadio sotto il governo del Pontefice.

Dopo oltre tre secoli, Antonio Mellusi restituiva notorietà al personaggio attraverso la “Rivista storica del Sannio”. Suscitando scarso interesse pubblico. Adesso se ne riparla grazie al nostro lavoro che l’Archeo Club di Benevento sta trasformando in volume a beneficio della città, della cultura storica e di quanti amano la ricerca scientifica. Dopo circa quattro secoli di trascuratezza e oblio. 

Giacomo de Antonellis

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