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Veritatis Diaconia n. 4
Indice N. 4, Anno II (2016)
Athanasius Schneider, Il paradosso delle interpretazioni contraddittorie di «Amoris laetitia», p. 11
Giovanni Formicola, Cristo Re. Una riflessione, p. 27
Beniamino Di Martino, La dottrina sociale nella Gaudium et spes e nel Concilio, p. 33
Emilio Salatino, La dimensione morale in San Francesco di Paola (II), p. 51
Samuele Cecotti, Miguel Ayuso, «Fu lotta maccabea, non fratricida». La guerra civile spagnola nell’interpretazione carlista, p. 79
Recensioni, p. 93
Cornelio Fabro, La svolta antropologica di Karl Rahner (Beniamino Di Martino)
Massimo Luigi Salvadori, Democrazia. Storia di un’idea tra mito e realtà (Gianandrea de Antonellis);
Sabina Andreoni, Massimo Carlo Giannini, Giovanni Pizzorusso, Storia dell’Ordine di san Camillo. La provincia siculo-napoletana; Raoul Antonelli, Isabella De Renzi, Giovanni Pizzorusso, Storia dell’Ordine di san Camillo. La provincia spagnola (Luigi Vinciguerra)
Segnalazioni, p. 103
José Ortega y Gasset, Meditazioni del Chisciotte (L.V.)
Robert Sarah, Dio o Niente. Conversazione sulla fede con Nicolas Diat (Lorenza Formicola)
Hugo Alvaro Cañete, Los Tercio en el Mediterráneo. Los sitios de Castelnuovo y Malta (G. de A.)
Filippo Ramondino, Enrico Nicodemo Vescovo di Mileto. 1945-1953 (Michele Furci)
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Abstracts
Athanasius Schneider, Il paradosso delle interpretazioni contraddittorie di «Amoris laetitia»
L’Esortazione Apostolica post-sinodale «Amoris Laetitia» pubblicata il 19 marzo 2016, che contiene una grande ricchezza spirituale e pastorale per la vita nel matrimonio e nella famiglia cristiana della nostra epoca, purtroppo ha già in poco tempo provocato interpretazioni contraddittorie perfino nell’ambiente dell’episcopato. Pubblichiamo l’importante e profonda riflessione di S. E. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Maria Santissima di Astana, in Kazakhstan, riguardo a questo testo, per chiarire alcuni passaggi che si prestano ad interpretazioni erronee.
The post-synodal Apostolic Exhortation «Amoris Laetitia», published on March 19, 2016, contains a great spiritual and pastoral riches for life in marriage and the Christian family of our time, unfortunately has already provoked contradictory interpretations in a short time even in 'episcopate environment. We propose to our readers an important and profound reflection of S. E. Mons. Athanasius Schneider, Auxiliary Bishop of Archdiocese of Mary Most Holy in Astana, Kazakhstan, on this text, to clarify certain passages that lend themselves to misinterpretation.
Giovanni Formicola, Cristo Re. Una riflessione
«Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re”». Nel celebre passo giovanneo Gesù non rifiuta la regalità, lungi dall’insegnare qualsiasi “falsa modestia” (in realtà, parodia dell’umiltà per evitare gli onori solo al fine di sottrarsi agli oneri) o professare a gran voce un egualitarismo tanto infondato quanto ostentato. Cristo si dichiara, come uomo e come Dio, «Re dell’universo». Una bestemmia, per il Sinedrio, perché si fa Dio; ma una bestemmia anche per noi uomini d’oggi, infarciti di egualitarismo di matrice rivoluzionaria, perché Gesù si fa Re e si costituisce come autorità, pretendendo di “comandare”. La sua regalità non può, infatti, essere quella di un moderno “re costituzionale”, che regna ma non governa. Essa può essere solo un’autentica sovranità: Gesù dichiara di essere l’unico ed il solo Signore. Da questo imprescindibile assunto consegue la necessaria adesione al diritto naturale (di cui la Chiesa, Sposa di Cristo, è l’interprete autentica) che permea il “programma” del Regno sociale di Cristo, della Dottrina Sociale della Chiesa (da non confondere con la pretesa d’una “dottrina socialista della Chiesa”, il cui centro sarebbero invece le sole questioni socio-economiche).
«Then Pilate said to him: “So you are a king?”. Jesus answered, “You say I am a king”». In the famous passage in John’s Gospel, Jesus does not reject the kingship, far from teaching any “false modesty” (in fact, a parody of humility to avoid the honours only in order to avoid the charges) or profess loudly egalitarianism as unfounded as exhibited. Christ declares, as a man and as God, himself as “the King.” Blasphemy, for the Sanhedrin, because He declares himself as God; but also a blasphemy for today people, filled with egalitarianism of revolutionary origins, because Jesus is a King, and He constituted himself as an authority, claiming to “control”. His kingship cannot, in fact, be a modern “constitutional monarch”, who reigns but does not govern. It must be a genuine sovereignty: Jesus claims to be the unique Lord. From this essential assumption, follows the necessary adherence to natural law (of which the Church, Bride of Christ, is the authentic interpreter), that permeates the “program” of the Social Kingship of Christ and of the Church Social Doctrine (not to be confused with the pretence of a “Church socialist doctrine”, centred just on socio-economic issues).
Beniamino Di Martino, La dottrina sociale nella Gaudium et spes e nel Concilio
Come era ampiamente prevedibile, sono state molte le occasioni che hanno inteso celebrare il cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II (1965-2015). Il ventunesimo concilio ecumenico della Chiesa Cattolica, infatti, venne annunciato da Giovanni XXIII il 25 gennaio del 1959, venne solennemente aperto l’11 ottobre 1962 e si concluse, ormai sotto il pontificato di Paolo VI, l’8 dicembre del 1965. Sul Concilio si è scritto tanto e molti sarebbero i temi da continuare ad approfondire. A distanza di mezzo secolo, ci riproponiamo di esaminare alcuni aspetti degli insegnamenti sociali contenuti nella costituzione pastorale Gaudium et spes.
As it was widely expected, numerous celebrations to remember the fiftieth anniversary of the conclusion of the Second Vatican Council (1965-2015) have unfolded. This important event in the life of the Catholic Church was firstly announced by Pope John XXIII on January 25, 1959. It was then solemnly opened on 11 October 1962 and ended under Pope Paul VI, on December 8, 1965. Much has been written about it. And many issues continue to stir controversy and further debates. The current paper aims to examine some aspects of the social teachings contained in the pastoral constitution “Gaudium et Spes”.
Emilio Salatino, La dimensione morale in san Francesco di Paola (seconda e ultima parte)
All’interno della vasta e complessa riflessione etica e bioetica, è importante e interessante interrogare l’esperienza e l’insegnamento dei santi, soprattutto di quelli forgiati da una pietà essenziale, scaturente dal Vangelo sine glossa, dalla preghiera e dai comandamenti. L’articolo vuole offrire una riflessione sistematica sulla dimensione e i risvolti morali nella vita di san Francesco di Paola (1416-1507), eremita calabrese, fondatore dell’Ordine dei Minimi, evidenziando, attraverso i contenuti di etica personale e sociale, alcune linee portanti della sua testimonianza e vita morale: il primato della carità, lo spirito di obbedienza al magistero ecclesiale, un cammino ascetico espresso in uno stile austero e sobrio, il radicamento cristocentrico.
Within the vast and complex ethical reflection and bioethics, it is important and interesting to interrogate the experience and teaching of the saints, especially those forged of an essential pity, arising from the Gospel sine glossa, from prayer and the commandments. The article aims to offer a systematic reflection on the moral dimensions and implications in the life of St. Francis of Paola (1416-1507), Calabrian hermit, founder of the Order of the Minimums, highlighting, through the contents of personal ethics and social, some main lines of his testimony and moral life: the primacy of charity, the spirit of obedience to the magisterium of the Church, an ascetic path expressed in an austere and sober, rooting Christocentric.
Miguel Ayuso, Samuele Cecotti, «Fu lotta maccabea, non fratricida». Intervista sulla Guerra Civile spagnola
In occasione dell’80° anniversario dell’Alzamiento (18 luglio 1936) delle truppe nazional-cattoliche contro il regime repubblicano e anticristiano instaurato in Spagna dal Fronte Popolare, ospitiamo questa riflessione utile a comprendere la differenza tra Alzamiento, guerra civile e regime di Franco. È necessario comprendere le differenze esistenti tra questi tre elementi per poter capire come da un regime, a torto giudicato come reazionario e/o tradizionalista, si sia giunti all’attuale governo democratico che si caratterizza per una legislazione gravemente immorale in tema di vita e famiglia. L’intervista permette di comprendere meglio la complessa questione che dall’Alzamiento porta all’attuale Spagna relativista, inquadrando il tutto nella più vasta storia del cattolicesimo novecentesco, dal pontificato del venerabile Pio XII alla crisi post-conciliare.
On the occasion of the 80th anniversary of the Alzamiento (18 July 1936), the rising of the Spanish national-Catholic troops against the republican regime and anti-Christian established in Spain by the Popular Front, we host this reflection helpful to understand the difference among Alzamiento, Civil war and Francisco Franco’s regime. Analysing the differences among these three elements in order we can understand how the Franco’s regime, wrongly judged as reactionary and/or conservative, could have caused the actual democratic government, characterized by a gravely immoral legislation on life and family matters. The interview provides insight into the complex issue bringing from the Alzamiento to actual relativist Spain, framing everything in the wider history of twentieth-century Christianity, from the pontificate of the venerable Pius XII to the post-conciliar crisis.
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