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Casalduni e le sue chiese
Scritto da SamniticusRaffaele Muscaritolo, Casalduni e le sue chiese, Iuorio, Benevento 2022, p. 106
Posta nell’alta Valle del Tammaro, nascosta tra colline e scoscese, il minuscolo paese di Casalduni appare fuori dalle tradizionali vie di comunicazione nel territorio compreso tra Sannio Molise e Matese. Se non esistesse il Castello feudale che domina dall’alto, l’abitato sarebbe quasi impercettibile a causa della estrema suddivisione delle contrade, oltre venti su un’area di circa 23 chilometri quadrai che ospita appena 1300 abitanti. Eppure Casalduni può vantare un primato per l’abbondante numero di luoghi religiosi: tra chiese, eremi, cappelle, edicole, grotte e statue votive (moltissime scomparse, restano nei documenti e nei ruderi), se ne contano circa trenta. Un livello quasi inspiegabile considerato che i residenti hanno toccato al massimo le tremila anime, ma decenni e decenni fa. L’unica spiegazione logica sta nel fatto che il paese è caratterizzato dalla dispersione degli abitanti, un tempo tutti contadini salvo rare eccezioni. Tra queste figurava nel Settecento e parte dell’Ottocento una media di venticinque preti e religiosi, rapporto di uno a dieci, rispetto ai “civili”. Tutto ciò è stato portato in luce da un cultore di cose locali come Raffaele Muscaritolo. Messi in soffitta i ruoli precedenti – funzionario in un ente sanitario nonché impegno nel sindacato e nel Consiglio provinciale – si è dedicato per intero alle ricerche su Casalduni. Dopo aver indagato sulle origini della propria famiglia, Muscaritolo ha affrontato questo curioso aspetto.
Le chiese di Casalduni portano nomi interessanti, spesso legati alla peculiarità delle contrade. Così vengono ricordati San Fortunato, San Giorgio, Sana Lucia, Sant’Eligio, San Nicola in Castro e così via. Oggi il paese possiede soltanto una parrocchia con la presenza di un unico prete: ridotte anche le frequenze alla vita religiosa ma nell’animo della gente resta intatta la fede benché espressa con le modalità dell’evoluzione (o sarebbe meglio dire, involuzione) spirituale. Ogni sala per la preghiera costituisce sempre un autentico luogo per incontri della comunità. Di qui la sua inderogabile necessità sociale.
Questo è un saggio che induce a riflessioni di vario tipo, sulla esistenza di oggi e di ieri. Cosa che emerge anche dall’introduzione firmata da Giacomo de Antonellis il quale se ne serve per discutere sulla validità del patriarcato e delle antiche società, fino a chiudere con un racconto dall’inquietante titolo: algoritmo della vita e della morte.
Nel concludere occorre sottolineare l’incidenza delle chiese in chiave popolare e la loro incidenza sull’ambiente del territorio. Muscaritolo lo ha perfettamente comprese collegandosi ad una guida turistica che definiva la località proprio “paese di chiese”. Il punto centrale risiede tutto nella religiosità popolare, generatrice di etica. Una comunità priva di morale diventa evanescente, negatrice del proprio ruolo umano e civile, facilmente soggetta dall’anarchia dei costumi, il che genera assillanti incertezze e l’esposizione ad ogni genere di (moltissime scomparse) pericolo. In sostanza, privata dalla naturale essenza spirituale e filosofica, alla società resta solamente un futuro senza orizzonti. Il “nulla”, per riprendere un’espressione letta sul testo.
Luigi Vinciguerra