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Aldo Manuzio e la nascita dell’editoria
Scritto da SamniticusAldo Manuzio e la nascita dell’editoria, a cura di Gianluca Montinaro, Leo S. Olschki, Milano 2019, p. 120, € 14
Riprende vigore un’intelligente promozione intellettuale come la Biblioteca di via Senato, fondata circa trenta anni fa da Marcello Dell’Utri, raffinato cultore di studi letterari a dispetto di qualsiasi sentenza giudiziaria. La ripresa avviene con due parallele iniziative editoriali: la rivista “BvS” a carattere bibliografico e la collana “Piccola Biblioteca Umanistica” con i tipi dello storico editore Leo S. Olschki. Responsabile di entrambe le produzioni è Gianluca Montinaro che sintetizza così le ragioni del lavoro: “Lo studio de libro antico, la riflessione sul concetto di utopia, l’esame della storia alla luce delle idee”.
Eleganti nella confezione e chiari nel linguaggio, i primi due volumetti sono dedicati (ottima scelta) ad Aldo Manuzio e la nascita dell’editoria e alle celebrazioni di Martin Lutero cinquecento anni dopo. In sostanza, ricordi su personaggi che hanno rivoluzionato la conoscenza umana in chiave bibliografica nel caso aldino e sotto il profilo religioso-filosofico nel secondo evento. Nonostante la snellezza dell’impaginato entrambe le produzioni offrono una serie di brevi saggi di lettura assai godibile.
Conviene soffermarci soprattutto sull’umanista definito “il primo stampatore moderno” al quale tra l’altro dobbiamo la nascita del corsivo, l’uso della numerazione per le pagine (non più semplici carte), i formati tascabili (enchiridi), le appendici tematiche, l’intelligente scelta iconografica per i testi, la riscoperta del greco. Senza dimenticare quel simbolo editoriale - il delfino attorcigliato ad un’ancora – che funge ancora oggi da insuperabile logo. Quando l’antico insegna ai contemporanei. Superlativo infine appare il capolavoro aldino Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, datato Venezia 1499. Un libro bellissimo e sempre attuale che divenne un richiamo per la Libreria antiquaria di via Rovello dove, a fine Novecento, sotto l’insegna dell’Aldus Club il titolare Mario Scognamiglio amava riunire tanti amici bibliofili (ricordo Eco, Cervetti, Dell’Utri, Dioguardi, Diliberto, Palombi, Torno). Nel testo curato da Montinaro l’editore umanista si trova a contatto con la cultura del proprio secolo e con gli sviluppi di un imprevedibile futuro al punto tale da diventare materia di letterati giallisti e fumettisti passando tra le mani di un commediografo quale Carlo Goldoni, di un collezionista spregiudicato come Charles Nodier, dei poeti Giosuè Carducci e Gabriele d’Annunzio fino all’interpretazione disneyana di Paperus Picuzio affascinante per i ragazzi e divertente per i laureati.
Unico rilievo, tra gli articoli dedicati al Manuzio, il disinvolto uso dei tempi verbali (presenti, imperfetti, passati remoti) talvolta collocati nel periodare senza valida giustificazione: frutto evidente di una moda derivante dal linguaggio corrente, ma possiamo considerarlo un peccato veniale.
L’essenziale sta nel fatto che le humanae litterae del Quattrocento e la rivisitazione del monaco ribelle intendono aprire la strada ad ulteriori studi di nicchia. Se ne preannunciano altri due: il catalogo delle Aldine conservate nella Biblioteca di via Senato e un’accattivante storia fenomenologica dell’utopia. Il gruppo milanese lavora dunque a tutto spiano assecondando gli insegnamenti del suo promotore.
Giacomo de Antonellis