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Benevento nell’età pontificia

Scritto da 

mostra didattica

Associazione nazionale Stelle al merito sportivo, sezione di Benevento
S
ocietà storica del Sannio

21-25 ottobre 2013 - Biblioteca Provinciale, Palazzo Terragnoli 

Il Trattato di Worms

Benevento è una città antichissima fondata dal popolo dei Sanniti con il nome di Maloenton, in lingua dorica “gregge” ma interpretato dagli italici come Maleventum, zona battuta dai venti; secondo la leggenda, sarebbe nata con il guerriero greco Diomede, sbarcato in Puglia dopo la guerra di Troia (non a caso l’insegna civica ricorda il mitico cinghiale di Calidone ucciso da Meleagro, zio dell’eroe: Omero, Iliade, IX, 526-549).

I Sanniti combatterono vittoriosamente contro i Romani i quali, cambiato il clima politico, divennero loro alleati definendo la città un “buon evento” e concedendole la cittadinanza latina come dimostra la sigla SPQB, Senatus Populusque Beneventanus, assai simile a quella famosa di Roma. In seguito il territorio sannita venne conquistato dai Longobardi che lo eressero a Ducato autonomo (secoli VIII-XI) e a Principato diventando centro di una civiltà fiorente per arte, cultura, economia politica e religione. Fu sopratutto il cristianesimo a farsi asse portante dello sviluppo di Benevento, assurta a sede di metropolia presieduta da un arcivescovo cui facevano riferimento ben 24 diocesi suffraganee.

Concluso il dominio dei Longobardi, la Santa Sede ritenne utile una revisione del proprio assetto sbarazzandosi di proprietà lontane e difficili da gestire per concentrarsi su località a portata di mano. Così, nel Natale 1052, a Worms fu sottoscritto un accordo tra l’imperatore Enrico III detto il Nero e papa Leone IX, in base al quale la Santa Sede cedeva i propri diritti sui vescovati tedeschi di Bamberga in Baviera e Fulda in Assia ricevendo in cambio (vicurationis gratia, con potere di vicariato) il territorio dell’importante città di Benevento sulla quale gravava la sovranità del Sacro Romano Impero.

The Worms Agreement. According to the legend, Benevento - ancient city of the Samnites - was founded by the Homeric hero Diomede after his return from the war of Troy. Benevento was first an enemy and then an ally of Rome: it received the citizenship and it could claim the Latin motto Senatus Populusque Beneventanus, which means “union between the government and the citizens”. With the agreement signed in Worms in 1052, the Emperor Henry III the Black gave Benevento to the Pope Leon IX in exchange of the German territories Bamberg and Fulda.

L’accord de Worms. Ancienne ville du peuple des Samnites, selon la légende, Bénévent fut fondée par l’héros homérique Diomède  au retour de la guerre de Troye. Adversaire puis alliée de Rome, la ville reçut à plein titre le droit de cité et put se décerner la devise Senatus Popolusque Beneventanus: en latin “union entre gouvernement et peuple”. Avec l’accord conclus en 1052 à Worms, l’empéreur Henri III le Noir fit don de Bénévent au pape Lion IX en échange des évêchés de Bamberg et Fulda.

L’acuerdo de Worms. Antigua ciudad del pueblo de los Samnitas, Benevento fue fundada según la leyenda por el homérico héroe Diomedes tras regresar de la guerra de Troya. Enemiga y más tarde alidada de Roma, recibió la ciudadanía plena y pudo presumir de la denominación latina Senatus Populusque Beneventanus: “unión entre gobierno y habitantes”. Mediante el acuerdo establecido en 1052 en Worms, el emperador Enrique III el Negro regaló Benevento al papa León IX a cambio de los obispados de Bamberg y Fulda.

Abkommen in Worms. Benevent, die alte Stadt der Samniten, wurde der Legende nach vom homerischen Helden Diomedes nach der Rückkehr aus dem Trojanischen Krieg gegründet. Als Gegner und später als Verbündeter von Rom erhielt das Zentrum die volle Staatsbürgerschaft und konnte mit dem Motto Senatus Populusque Beneventanus ausgezeichnet werden, im Lateinischen, Senat und Volk aus Benevent. Mit dem Abkommen vom Jahr 1052 in Worms schenkte der Kaiser Heinrich III der Schwarze Benevent an Papst Leo IX als Austausch gegen die Bistümer Bamberg und Fulda.

 


Fregio cittadino SPQB, Enrico III e papa Leone IX.

 

Fonti: Leone Marsicano (d’Ostia), Chronica monasterii Casinenis, ms. del 1076, testo a stampa Hannover 1980; Stefano Borgia, Breve istoria del dominio temporale della Sede apostolica nelle Due Sicilie, Roma 1788; Giacomo de Antonellis, Per una storia religiosa del Sannio, Chieti 2009.

Enclave

La parola enclave deriva dal latino inclavare, “chiudere con una chiave”, ripreso poi dal francese enclaver per indicare un delimitato luogo racchiuso nei confini di una proprietà di terzi, termine mutuato dalla diplomazia per definire uno spazio autonomo, benché soggetto ad un determinato Stato, pur essendo circondato interamente da territori appartenenti ad una diversa entità sovrana. Per fare un esempio che attualmente riguarda l’Italia, tipico è l’enclave di Campione situato all’interno della Svizzera ma appartenente alla sovranità nazionale del governo di Roma.

L’enclave di Benevento (a cui si accoppiò dal 1463 al 1860 anche il territorio di Pontecorvo nel basso Lazio che storicamente apparteneva al Regno di Napoli) consisteva in uno spazio alquanto ristretto, appena superiore all’ambito urbano: si fermava infatti all’Epitaffio sulla strada reale verso Napoli, a Ceppaloni per la direttrice di Avellino, a San Nicola (residenza di re Manfredi) rispetto a San Giorgio e Montefuscoli, a Paduli e Apice verso la Puglia, a Fragneto Monforte e Pietra Elcina per il riquadro molisano, a Castelpoto e Torrecuso sul versante Telesino.

Nella pratica lo scambio Bamberga-Benevento non avvenne subito, ma fu perfezionato nel 1077 alla morte dell’ultimo principe Landolfo VI con il quale si concluse il dominio longobardo sul territorio sannita. Il governo della Santa Sede durò poco meno di otto secoli (a parte la breve parentesi francese ai primi dell’Ottocento) per terminare con l’annessione italiana nel 1860 e la successiva creazione della provincia di Benevento nella quale furono aggregate anche alcune località delle limitrofe aree irpine e molisane.

 

Iconografia: Stefano Borgia, vol. II, mappa territorio pontificio

The Holy See. Coming from the Latin verb inclavare, which means “close with a key”, the modern term enclave is used to indicate a territory subject to a certain State although it is geographically surrounded by another state. Apart from a short French parenthesis at the beginning of the XIX century, Benevento was in fact an enclave belonging to the Holy See for almost eight centuries until when it was annexed to the new and united Italian State.

Enclave. Dérivé du latin inclavare qui signifie “fermer à clé”, le terme moderne enclave indique un territoire soumis à un certain État, tout en étant à l’intérieur d’un autre. En fait, sauf la courte parenthèse française des premiers du XIX siècle, Bénévent a appartenu au Saint-Siège pour presque  huit siècles, jusqu’en 1860, lorsqu’elle a été annexée au nouveau État unitaire italien.

Heiligen Stuhl. Der moderne Begriff "Enklave" kommt aus dem Vulgär-Lateinischen inclavare = "verschließen" und bezeichnet ein Gebiet, das einem bestimmten Staat unterworfen ist, während es in einem anderen enthalten ist. In der Praxis, abgesehen von der kurzen französischen Zwischenzeit am Anfang des neunzehnten Jahrhunderts, gehörte Benevent dem Heiligen Stuhl während fast acht Jahrhunderten nach dem Tod des letzten langobardischen Fürsten bis 1860, als das Königreich Neapel zum neuen, einheitlichen Staat Italien überging.

El gobierno de la Santa Sede. El término modrno “enclave”, que deriva del latín inclavare (cerrar con llave), se refiere a un territorio dependiente de un determinado Estado incluso si éste se encuentra incluido dentro de otro. En la práctica, excluyendo el breve paréntesis francés de los primeros años del siglo XIX, Benevento perteneció a la Santa Sede durante casi ocho siglos hasta 1860, año en que se anexionó al nuevo Estado unitario italiano.

 

Fonti: Giovanni Vincenzo Ciarlanti, Memorie istoriche del Sannio chiamato oggi Principato Ultra, Isernia 1644; Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento, Roma 1763; Otto Vehse, Benevento territorio dello Stato pontificio fino all’inizio dell’epoca avignonese, Benevento 2002.

Formazione civica, moti popolari

Non furono anni facili i primi tempi della dominazione pontificia. Il popolo, già traumatizzato per il passaggio di poteri dai Longobardi ai Normanni, dovette fronteggiare una serie di vicissitudini: la posizione strategica di Benevento, quale snodo di commerci tra l’Adriatico e il Tirreno, attirava moltissimo le ambizioni egemoniche del Regno di Napoli. La Chiesa romana trasmise i poteri ad una tipica istituzione locale imperniata su due Rettori in carica per periodi indeterminati, da uno a tre anni, e risiedenti a Piano di Corte. Nella cronologia civica il primo fu Stefano Sculdascio (“capoposto”, dal longobardo skuldhaizo, latino medioevale sculdasius, svizzero-tedesco Schultheiss) coadiuvato dal reggente Dacomario. Con la cosiddetta “Carta di Stefano” (1082) egli diede vita ad un governo assembleare nel quale tutti i cittadini (cives astantes) venivano coinvolti nelle decisioni più importanti per la comunità: in sostanza i magistrati si sentivano rappresentanti diretti degli abitanti di questa città (populus huius urbis) piuttosto che funzionari del pontefice al quale era attribuita la mera nomina (summa auctoritas).

Ben presto, però, l’emergere di contrasti tra le parti - nobili popolo ed ecclesiastici - sfociava in dissidi tra il vescovo, per natura propenso verso le ragioni del popolo, ed i rettori legati all’aristocrazia. Le tensioni culminavano nell’eliminazione del rettore Guglielmo nel 1128, ucciso in una chiesa ove si era rifugiato e trascinato cadavere per le strade. La città diventava rissosa, ingovernabile, travolta da omicidi e vendette: per riportare la calma, l’antipapa Anacleto II e papa Innocenzo II procedevano ad una serie di espulsioni di cittadini, inviando in esilio a Napoli persino il pacato storico Falcone Beneventano schierato dalla parte della popolazione e vittima esclusiva della faida tra i notabili. Soltanto dopo l’intervento delle truppe normanne e imperiali (cui la città si era opposta strenuamente) Benevento riusciva a riacquistare tranquillità e prestigio.

 

Rectors of the city. With the advent of the Papal rule, the government of the city was placed in the hands of two Rectors with judicial and administration functions. The first two Rectors were Stefano Sculdascio and Dacomario: their political strategy was based on enrolling the citizens, but this policy only produced temporary effects. Soon social tensions started to arise and the Popes were obliged to intervene, exiling many notables and suffering the military intervention of the Normans and the Swabians.

Le Recteurs. Avec l’avènement de la papauté, le gouvernement de la ville fut confié à deux Recteurs ayant fonction de justice et de administration municipale. Les premiers furent Stefano Sculdascio et Dacomario: ils entreprirent une politique de participation de tous les citoyens qui eut des effets seulement temporaires. Bientot ,des tensions se produisirent  entre les diverses composantes sociales: les pontifes furent obligés d’intervenir, en envoyant en exil de nombreux notables et en subissant l’intervention militaire des Normands  et des Souabes.

Los dos Rectores. Con la llegada del papado, el gobierno de la ciudad fue confiado a dos rectores encargados de la justicia y la administración civil. Los primeros fueron Stefano Sculdascio y Dacomario, que desarrollaron una política de participación de todos los ciudadanos que produjo efectos solo pasajeros y se tradujo muy pronto en tensiones entre los distintos componentes sociales. Los pontífices se vieron obligados a intervenir condenando al exilio a numerosos notables y se sufrieron las intervenciones militares de los normandos y los suevos.

Die Rektoren. Mit der Machtergreifung des Papsttums wurde die Regierung der Stadt zwei Rektoren, mit dem Auftrag das Recht zu sprechen und die Stadt zu verwalten, betraut. Die ersten hießen Stefano Sculdascio und Dacomario: sie leiteten eine Politik der Einbeziehung von allen Bürgern ein, die nicht nur einstweiligen Wirkungen produziert. Recht bald tauchten Spannungen unter den gesellschaftlichen Komponenten auf; die Päpste wurden gezwungen einzugreifen. Sie verbannten zahlreiche Notabeln und erlitten den militärischen Eingriff von Normannen und Staufen.

 

Fonti: Falcone Beneventano, Chronicon, ms. del 1140, testo a stampa Napoli 2000; Daniello Maria Zigarelli, Storia di Benevento, Napoli 1860; Enrico Isernia, Storia di Benevento, Benevento 1875; Gianni Vergineo, Storia di Benevento e dintorni, Benevento 1985.

 

Battaglia di Benevento

Per circa un secolo la potenza sveva fu di casa a Benevento ma particolarmente negli ultimi dieci anni (1256-1266) ebbe in Manfredi, figlio naturale di Federico II, la sua più alta espressione. Da tempo la Curia romana cercava di opporre un regime ad essa favorevole, e infine individuò la persona adatta in Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia, al quale Clemente IV promise il regno di Sicilia. Da politico, ben presto lo scontro si spostò sul piano militare. Gli opposti schieramenti si affrontarono il 26 febbraio 1266 alle porte di Benevento: i cavalieri tedeschi e i fanti saraceni con i vessilli imperiali sembravano prevalere sulla prima linea angioina finché intervenne la riserva di truppe franco-pontificie, e la lotta riprese incerta; Manfredi pensò allora di lanciare nella mischia i soldati pugliesi e siciliani. La mossa poteva risultare vincente se il tradimento non avesse fatto strada all’interno dello schieramento: alcuni comandanti collusi con il nemico, infatti, si ritiravano all’improvviso mentre altre truppe attaccavano addirittura le retrovie degli svevi. Il biondo Re, amico delle arti e delle muse, si gettò nel vivo della battaglia morendo da prode (Nel Museo del Sannio una tela Giuseppe Bezzuoli descrive il recupero del disperso corpo di re Manfredi). 

In quel momento prendeva una nuova strada la storia del Mezzogiorno d’Italia. Gli Angioini, ad onta di ogni impegno, entravano nella città per saccheggiarla e devastarla lasciando per lungo tempo i deleteri segni della vittoria. Per sfregio, il corpo di Manfredi fu portato dentro le mura a monito dei cittadini senza peraltro dargli una degna sepoltura. Grazie a Dante lo Svevo fu ricordarlo in termini universali; la città ne raccolse la memoria con una stele posta “a co’ del ponte” sulla quale si legge: “Qui cadde, per non risorgere se non nel sogno di Dante, il fastigio del sacro Romano Impero medioevale. Fuga di tempi, sull’onda che passa e ammonisce”.  

Angioins against Suevians. The battle of February 26, 1266 represents a very important date for the city of Benevento, whose memory will never forget the brave king of Manfredi. His defeat marked the end of the Imperial dynasty, which was followed by the Angioins, who became the new key players on the political scene in the south of Italy.

Une bataille mémorable. La bataille du 26 février 1266 représente une date très importante pour la ville de Bénévent , dont la mémoire  porte imprimée la figure du valeureux roi Manfredi. La défaite du Souabe marqua en effet la fin de la dinastie impériale à laquelle suivit la lignée des Anjou, devenus les nouveaux protagonistes de la vie politique du Midi d’Italie.

Carlos d’Anjou contra Manfredi. La batalla del 26 de febrero de 1266 tuvo un gran impacto en la ciudad de Benevento, en cuya memoria ha quedado grabada la figura del valiente rey Manfredi. La derrota del suevo constituyó el fin de la dinastía imperial a la que sucedería el rey Carlos de la casa angevina, erigida en nueva protagonista de la vida política del Sur de Italia.

 Die Schacht Benevent. Die Schlacht des 26. Februar 1266 stellt ein sehr wichtiges Datum für die Stadt Benevent dar; daran ist die Erinnerung an die Gestalt des tapferen Königs Manfred gebunden. Die Niederschlage des Staufen bedeutete das Ende der kaiserlichen Dynastie, der das Geschlecht der Anjou  nachfolgte, die die neuen Protagonisten des politischen Lebens in Süditalien geworden waren.

Fonti: Almerico Meomartini, La battaglia tra Manfredi e Carlo I d’Angiò, Benevento 1895; Wolfgang Hagemann, Benevento nel periodo svevo - Alfredo Zazo, La battaglia del 26 febbraio 1266, Benevento 1967; Gianandrea de Antonellis, La battaglia di Benevento, Benevento 2008.

 

Cinta muraria, Rocca, Strada Magistrale

Sotto il profilo economico Benevento è sempre stata al centro delle comunicazioni tra le varie regioni del Sud grazie alle grandi strade dei Romani: l’Appia, la Latina e la Traiana. Per tale motivo doveva anche provvedere alla propria sicurezza ergendo poderose mura difensive. Lo intuirono soprattutto i Longobardi concentrandosi intra moenia sulla parte collinare oltre i fiumi Calore e Sabato ed erigendo attorno alla città un circuito murario di 3,5 chilometri. Più volte danneggiate da eventi bellici o terremoti, le mura furono sempre ricostruite seguendo il primitivo tracciato, con torrioni di guardia e relativi accessi: queste ultime erano almeno otto e portavano il nome di Port’Aurea (Arco di Traiano), Porta del Rettore, Porta di Calore, Porta San Lorenzo, Porta delle Calcare (Port’Arsa, detta cosi dopo un incendio), Porta Rufina, Portella dell’Annunziata e Porta del Castello (o Porta Somma). Quest’ultima era situata accanto alla Rocca dei Rettori, fortezza eretta nel 1321 per volere di papa Giovanni XXII onde garantire sicurezza ai delegati pontifici, in precedenza risiedevano nel Palazzo a Pian di Corte. La Rocca, sorta sul convento femminile di S. Maria, si ampliò in seguito per le necessità dei rappresentanti religiosi.

Nell’era pontificia, la città aveva un impianto urbanistico basato su due punti essenziali: il complesso monastico di S. Sofia e la Cattedrale strettamente unita alla basilica di S. Bartolomeo prima della sua distruzione a causa dei terremoti. Questi due luoghi-simbolo erano collegati da una sorta di decumanus major, la Strada Magistrale, su cui gravitava tutta la vita cittadina. Su tale asse sorgevano gli edifici più insigni dell’abitato tra cui il Palazzo intitolato a papa Paolo V (Camillo Borghese, 1605-1621) assurto a sede della magistratura civica: in precedenza la Universitas - formata di volta in volta da Consoli, Ottonari, Consiglieri e Giurati - si riuniva in luoghi diversi: l’Episcopio o le chiese di S. Caterina e dell’Annunziata.

 

Historical city. The ancient walls still surround the city of Benevento: they are about 3.5 km long and include guard towers and the Porta Aurea (Golder Door) erected in honour of the Emperor Traianus; along the centuries a lot of pieces of the walls were removed and used for other building purposes. In the higher part of the city the Rocca dei Rettori stands out since 1321: the Rocca dei Rettori was the headquarter of the Pope delegates, while Palazzo Paolo V, on the main street, was historically the headquarter of the secular power.

L’ancien muraille. Bénévent conserve en grande partie les anciens murs d’enceinte de presque 3,5 kilomètres de long,  avec ses tours de garde et ses portes, dont la magnifique “Porta Aurea” élevée en l’honneur de l’empéreur Traiano; au fil du temps, de nombreuses parties des murailles ont été utilisées pour des constructions de différente nature. Dans la partie haute de la ville, se détache dès 1321 la Rocca dei Rettori (Citadelle des Recteurs), la résidence des délégués pontificaux, tandis que sur le cours principal se trouve le palais Paolo V (Paul V), siège historique de la délégation laïque.

El cinturón. Benevento conserva una gran parte de su antiguo cinturón amurallado, de una extensión cercana a los 3,5 km, con sus torres de guardia y sus puertas, entre las que destaca la majestuosa Porta Aurea, levantada en honor al emperador Trajano. A lo largo de la historia, muchos tramos de las murallas se han utilizado para construcciones de diversa índole. En la parte alta de la ciudad, desde 1321 se erige la Rocca dei Rettori (la Roca de los rectores), residencia de los delegados pontificios, mientras que en la calle principal se encuentra el Palazzo Paolo V, sede histórica de la representación laica.

 Der Mauerring. Benevent bewahrt in großem Teil ihren alten etwa 3,5 Kilometer langen Mauerring mit dessen Wachtürmen und Toren, unter denen das sehr schöne zu Ehren des Kaisers Trajan errichtete Porta Aurea; im Lauf der Zeit wurden viele Stücke der Mauern für verschiedenartige Bauwerke benutzt. Im hohen Teil der Stadt, vom Jahre 1321 an, überragt die Rocca die Rettori, die Residenz der päpstlichen Delegaten, auf dem Hauptkorso, dagegen, befindet sich Palazzo Paolo V, der historische Sitz der Laienvertretung.

 

Fonti: Antonio Jamalio, La Regina del Sannio, Benevento 1918; Salvatore De Lucia, Passeggiate beneventane, Benevento 1928; Andrea Jelardi, Benevento antica e moderna, Benevento 2000; Mario Boscia - Franco Bove, Palazzo Paolo V, Benevento 2006; Franco Bove, La struttura urbanistica di Benevento in età medioevale, Atripalda 2010.

 

Iconografia: Arco di Traiano, Rocca dei Rettori, Palazzo Paolo V

 

Guerra delle Due Rose e Pace del 1530

Sostenendo che “per secoli e secoli gli unici avvenimenti di pubblico interesse per i Beneventani furono il succedersi dei legati cardinalizi nella Rocca e degli arcivescovi nella Cattedrale” lo studioso tedesco Gregorovius forse esagera ma sostanzialmente coglie un aspetto tipico dell’indole sannita, il quietismo e l’attendismo. Ogni regola comporta qualche eccezione, come dimostrano alcuni avvenimenti nel periodo a cavallo tra i secoli XV e XVI. Per esempio, con i forti contrasti tra i ceti dei Nobili e dei Popolani scoppiati dopo la proclamazione di Ferrante d’Aragona a re di Napoli a discapito della dinastia angioina, nel 1458. Benevento allora si trovò divisa in due partiti, quello “di sopra” agganciato alla Rocca e quello “di bascio” ruotante attorno al Duomo. Ciascuno di essi possedeva milizie e bandiere, all’insegna della Rosa Rossa per i soprani e della Rosa Bianca per i sottani. Tutta la città rimase coinvolta dalle dispute diventando teatro di violenze e omicidi: della torbida situazione, inoltre, profittavano banditi e criminali di ogni angolo del Reame che nell’enclave trovavano insperato rifugio. Il massimo del caos assoluto culminò nel 1528 quando settemila Lanzichenecchi di Carlo V, reduci dal sacco di Roma, raggiunsero la città occupandola per due mesi.

La situazione fece riflettere i beneventani che, stimolati dalle parole di un famoso frate cappuccino, padre Ludovico Marra, assistito dal governatore Diomede de Beneinbene, si convinsero a riconciliarsi: deposte le armi, fu raggiunto l’accordo. Era il 10 febbraio 1530. Da allora la comunità beneventana inserì sullo stemma civico il motto Concordes in unum proclamando la ritrovata unità con un giuramento in Duomo davanti all’effigie della Madonna, elevata a simbolo di “nuova” pace. Poco dopo fu realizzato sulla strada di S. Giorgio un convento francescano dedicato a S. Maria della Pace che la gente cominciò a indicare come Pace Vecchia, nome che tuttora contrassegna la località.

The 1530 Peace. Basically a quiet place, Benevento was shaken for long time by the contrasts between two main parties: The White Rose – representing the lower classes – and the Red Rose – representing the noble class. The Peace was signed in 1530 thanks to the mediation of Ludovico Marra and the governor Diomede de Beneinbene. Since then, the Latin sentence Concordes in unum (connected in unity) was placed on the signs of the Municipality of Benevento.

La paix du 1530. Essentiellement tranquille, Bénévent a été longtemps déchirée par les contrastes entre deux partis de la ville, celui de la Rose Blanche, lié au peuple et celui de la Rose Rose, formé de nobles. La paix fut enfin concluse en 1530, grâce à l’intervention du franciscain Ludovico Marra et du gouverneur Diomède de Beneimbene. Dès lors, sur l’emblème de la ville fut posée l’inscription en latin concordes in unum (liés dans l’unité).

La paz en 1530. En esencia tranquila, Benevento sufrió durante largo tiempo los contrastes marcados por dos partidos ciudadanos: la Rosa Bianca, vinculado a la clase popular, y la Rosa Rosa, integrado por nobles. La paz fue conseguida en 1530 gracias a la intervención del franciscanoLudovico Marra y del gobernador Diomede de Beneinbene. Desde entonces, en el emblema del ayuntamiento se puede leer la inscripción latina Concordes in unum (Ligados en la unidad).

Der Frieden des 1530. Wesentlich ruhig wurde Benevent lange von den Streitigkeiten zwischen zwei städtischen Parteien erschüttert: die Partei der Rosa Bianca, die dem Volksschicht gebunden war, und die der Rosa Rosa, die von Edelleuten gebildet war. Der Frieden wurde im Jahre 1530 dank dem Eingriff des Franziskaners Ludovico Marra und des Gouverneurs Diomede de Beneimbene geschlossen; von damals an wurde die lateinische Schrift Concordes in unum (in der Einheit verbunden)  auf das Wappenbild der Gemeinde eingefügt.

Fonti: Ferdinand Gregorovius, Pellegrinaggi in Campania e in Puglia, Roma 1906; Giovanni de Nicastro, Benevento sacro, ms. datato 1683, edizione a stampa Benevento 1976; Aurelio Musi, Benevento tra Medioevo ed età moderna, Manduria 2004; Vito Antonio Sirago, Storia di Benevento nel Sannio, Benevento 2007.

 

Gli Statuti della Civitas

Occorre partire da lontano. Dopo aver ottemperato alle leggi giuridiche di Roma e al diritto civile rinnovato dall’imperatore Giustiniano nel 533, un punto fermo fu imposto dai Longobardi con l’Editto di Rotari nel 643. La prima legislazione autonoma della communitas beneventana risale al periodo 1202-1230 e si sviluppò in misura consistente con l’allontanamento della sede pontificia ad Avignone e con le continue attenzioni del Regno di Napoli sul territorio sannita. Successivamente la città si dette nuovi Statuti nel 1441 e nel 1588. Queste ultime ebbero quattro edizioni (anni 1589, 1603, 1647 e 1717) che integrarono e affinarono in particolare le norme sul versante penale. In effetti gli Statuti della Civitas puntavano su un quadro di aspetti politici, economici e sociali, dalla procedura civile e penale alla polizia urbana e rurale con un risguardo alle istituzioni locali.

Secondo gli Statuti del 1441 il ruolo maggiore era attribuito al Rettore con potestà giudiziarie essendo a capo di tutta la vita civica. Ogni sabato si ritrovava con gli altri officiales: il vicario, il notaio per gli atti civili e criminali, il procuratore fiscale, dodici consiglieri, il tesoriere, sei ciffardi (dotati di un cappello di lana, ciffarda, avevano con il compito di riscuotere i crediti della Curia), i giurati o custodi delle contrade. Al Sindaco, detto anche procuratore dell’università, spettava curare non solo l’edilizia e la viabilità ma anche la manutenzione delle acque e dei ponti. A due Catapani (ufficio di origine bizantina, dal greco: colui che sta di sopra) era affidato il controllo sul commercio. Infine, c’era il Castellano addetto alla vigilanza diurna e notturna delle strutture difensive. Salvo il Rettore, per ricoprire cariche pubbliche occorreva essere residenti: cives et habitatores civitatis.

Autonomy of laws. Under the Pope sovereignty, Benevento had a huge legal autonomy. Its legal framework derived from the Longobards and the famous Edict of Rotari. From an administrative point of view - always under the guide of the Rectors and his officiales - the city was governed according to its bylaws, renewed century after century. The main documents are dated 1202-1230, 1441 and 1588.

L’autonomie administrative. Sous la souveraineté pontificale, Bénévent eut une remarquable autonomie normative. Sa puissance juridique lui venait surtout des lois lombardes  avec le fameux édit de Rotari. Sous le profil institutionnel, la ville - toujours sous la guide des Recteurs et de ses officiales - comptait sur ses Statuts, se renouvelant au fil des siècles. Les documents  principaux  datent de 1202-1230, 1441 et 1588.

Autonomía de leyes. Bajo la soberanía pontificia, Benevento gozó de una gran autonomía normativa. Su potestad jurídica provenía principalmente de las leyes lombardas, con el famoso edicto de Rotario. Desde el punto de vista institucional, la ciudad, siempre bajo la dirección de los rectores y sus officiales, se confiaba a sus Estatutos, renovados a lo largo de los siglos. Los principales documentos datan de 1202-1230, 1441 y 1588.

Die städtischen Statuten. Unter der päpstlichen Herrschaft hatte Benevent eine beachtliche normative Autonomie. Ihre rechtliche Gewalt stammte vor allem aus den langobardischen Gesetzen mit dem berühmten Edikt Rotaris. Unter dem institutionellen Gesichtspunkt - immer unter der Leitung der Rektoren und ihren Officiales - vertraute sich die Stadt ihren im Lauf der Jahrhunderte mehrmals renovierten Statuten an. Die wichtigsten datieren 1202-1230, 1441 und 1588. 

Il cinghiale stolato, simbolo della città, disegno settecentesco di G.B. Natali ispirato da un bassorilievo nel Duomo. La scritta dichiara in alto: “Antica immagine del cinghiale scolpita in marmo sulla torre campanaria” e più sotto “”Opera di Diomede etolico, felice Benevento. Chi lo nega?  L’eroe dell’ellenica Etolia l’offrì come stemma civico”.

FontiStatuta Civitatis Beneventi, Benevento 1717; Andrea Cangiano, Gli statuti di Benevento del secolo XIII, Benevento 1918; Gaetana Intorcia, Civitas beneventana. Genesi ed evoluzione delle istituzioni cittadine nei sec. XIII-XVI, Benevento 1981; Gianandrea de Antonellis, Il diritto penale negli Statuti di Benevento, Benevento 1989.

L’arcivescovo Orsini

Il lungo episcopato del frate domenicano Vincenzo Maria Orsini (per quasi 45 anni, arcivescovo di Benevento) fu caratterizzato da grande attenzione verso l’organizzazione sacra della città già pullulante di templi e conventi. Nato da antica e nobile famiglia in Gravina di Puglia nel 1649 o 1650, giovanissimo entrò nell’Ordine dei Predicatori distinguendosi per cultura, spiritualità e capacità organizzative. Cardinale (contro la sua volontà) a soli 23 anni, guidò le diocesi di Manfredonia-Siponto e di Cesena. Quindi passò a Benevento e nella nostra archidiocesi operò con grande energia intervenendo su ogni aspetto della vita religiosa e sociale. Tra l’altro, egli fu determinante per la ricostruzione dell’abitato colpito dai terremoti del 1688 del 1694 e del 1702, fondò ricoveri per malati e pellegrini, diede vita ad una serie di Monti frumentari e di pegni per sottrarre i lavoratori dall’estesa piaga dell’usura, consacrò altari e chiese, raccolse reliquie di martiri e santi, dette impulso al culto del patrono S. Bartolomeo, costituì doti per fanciulle povere e per giovani studiosi, e promosse (sul modello di S. Carlo Borromeo) la convocazione di Sinodi e di Concili a livello diocesano per rinnovare i costumi sociali e perfezionare i riti religiosi. Lasciò la sua forte impronta culturale e organizzativa sulla terra di Benevento al punto che ancora oggi l’Orsini viene ricordato con affetto quale personalità unica e irripetibile.

Orsini amò moltissimo la sua diocesi al punto che, eletto papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII, egli volle mantenere il contatto con il territorio - che tornò a rivedere in visita per due volte, nel 1727 e nel 1729 - avendo conservato il titolo di arcivescovo fino alla morte nel 1730. La tomba si trova nella monumentale chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva a Roma.

Archibishop and Pope. The Dominican Friar Vincenzo Maria Orsini (Gravina di Puglia 1649 or 1659 - Rome 1730) was the Archibishop of Benevento for 45 years, leaving a permanent imprinting in every field of civic and religious life.  In 1724 he became Pope with the name of Benedetto XIII. Three centuries later, he is unanimously remembered in the Samnium as the most effective figure of all times.

Benoit XIII. Le dominicain Vincenzo Maria Orsini (Gravina di Puglia 1649 ou 1659 - Rome 1730) dirigea pour presque 45 ans la chaire archiépiscopal de Bénévent, en laissant une marque indélébile dans chaque domaine de la vie civile et politique. En 1724, il fut élu pape avec le nom de Bénoit XIII. Après trois siècles, il est reconnu à l’unanimité comme la personalité la plus incisive du Samnium de tout temps.

Personalidad sin comparación. El dominicano Vincenzo Maria Orsini (Gravina di Puglia 1649 o 1659 - Roma 1730) dirigió durante casi 45 años la catedral arzobispal de Benevento, dejando una impronta imborrable en todos los ámbitos de la vida civil y religiosa de la ciudad. En 1724 fue elegido papa con el nombre de Benedicto XIII. Después de tres siglos, se le sigue recordando de forma unánime como la personalidad que más ha influído en la región del Samnio.

Papst Orsini. Der Dominikaner Vincenzo Maria Orsini (Gravina di Puglia 1649 oder 1659 - Rom 1730) führte fast 45 Jahre lang den erzbischöflichen Stuhl Benevent und hinterließ einen unauslöschlichen Schlag auf jedem Feld des weltlichen und religiösen Lebens. In Jahre 1724 wurde er zum Papst mit dem Namen Benedetto XIII gewählt. Nach drei Jahrhunderten wird er allgemein als die wirkungsvollste Persönlichkeit Samniums aller Zeiten erinnert.

 

Fonti: Ludwig von Pastor, Storia dei Papi, vol. XIV, Roma 1932; Giuseppe Vignato, Storia di Benedetto XIII, voll. I-IX, Milano 1953-1976; Ferdinando Grassi, I pastori della Cattedra beneventana, Benevento 1969; Giovanni Giordano, L’impegno missionario dell’arcivescovo Orsini, Benevento 1982; Gaspare De Caro, Enciclopedia dei papi: Benedetto XIII, Roma 2000; Giacomo de Antonellis, Il Papa beneventano, Napoli 2013.

 

Occupazione francese

La secolare sovranità pontificia fu interrotta dall’invasione napoleonica in Italia che sconvolse soprattutto il Regno di Napoli con l’insediamento di una Repubblica sorretta dalle armi francesi. Le truppe entrarono in città il 19 gennaio 1799: per prima cosa eressero un albero della libertà e sequestrarono il tesoro del Duomo (settanta quintali di oggetti in oro e argento) e dei depositi al Monte di Pegni (settemila ducati) inviando i beni in Francia. I cittadini reagirono inseguendo il convoglio fino a Campizze presso Montesarchio ma la rivolta fu stroncata nel sangue.

Nel 1806 il Bonaparte creava il Principato di Benevento affidandolo a un suo ministro, Carlo Maurizio Talleyrand, già vescovo apostata di Autun, che per quasi dieci anni ne godette le rendite senza mai mettervi piede. Contemporaneamente l’enclave di Pontecorvo fu regalata prima al generale Jean-Baptiste Bernadotte e poi a Lucianbo Murat, figlio del re di Napoli, mentre papa Pio VII veniva deportato in Francia e il suo segretario di Stato, il beneventano Bartolomeo Pacca, chiusoi nella fortezza di Fenestrelle in Piemonte (1809-1814).

Nel decennio francese, di fatto, il territorio fu amministrato dal governatore Louis De Beer, uomo di buon senso e rispettoso per la storica città, che tuttavia stravolse le antiche consuetudini adottando la legge d’oltre Alpe. Egli ridusse a 12 il numero dei consiglieri, promosse un liceo, mise le basi per una raccolta museale, disciplinò il commercio e abolì alcuni dazi, migliorò la viabilità, eliminò le casupole che occultavano S. Sofia creando una piazza davanti alla chiesa. A merito del De Beer si ascrive la difesa dell’autonomia del Principato dalle pretese dei re francesi di Napoli, Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. Con il Congresso di Vienna (1815) Benevento ritornò finalmente nelle disposizioni del Papa.

 

The French occupation. For almost a decade (1806-1815), the Pope sovereignty was replaced by the French Army, who occupied the territory of Benevento, declared a Principality by Napoleon and placed under the rule of his Minister Charles Mauritius Talleyrand. The Prince relied on the governor Louis DeBeer, who acted wisely, improving the living conditions in the city and respecting their autonomy its inhabitants.

L’invasion de l’Armée. Pour presque une décennie, la souveraineté pontificale fut supprimée par les armes françaises qui occupèrent le territoire de Bénévent qui fut érigé en Principauté et confié, par vouloir de Napoléon, Charles Maurice Tayllerand. Celui-ci se servit de l’œuvre du gouverneur Louis De Beer, qui se conduisit avec bon sens, en améliorant les conditions de la ville et en respectant les autonomies de ses habitants.

Gobernador francés. Durante casi una década (1806-1815), la soberanía pontificia recibió los ataques de los ejércitos franceses que ocuparon el territorio de Benevento, erigido en principado por voluntad de Napoleón y confiado al ministro Carlos Mauritius Talleyrand. Éste se acompañó del gobernador Luis De Beer, que dio muestras de sus buenas intenciones mejorando las condiciones de la ciudad y respetando la autonomía de sus habitantes.

Die französische Besetzung. Fast ein Jahrzehnt lang (1806-1815) wurde die päpstliche Herrschaft von den französischen Waffen enthoben, die das Territorium Benevent besetzten, das Napoleons Willen nach in Fürstentum erhoben und dem Minister Karl Moritz Talleyrand anvertraut wurde. Dieser bediente sich des Gouverneurs Alois De Beer, der sich mit gesundem Menschenverstand verhielt, den Zustand der Stadt verbesserte und die Autonomie ihrer Einwohner respektierte.

Il governatore Louis De Beer; piazza Carlo Maurizio Talleyrand a fine Ottocento.

Fonti: Alfredo Zazo, Il ducato di Benevento dall’occupazione borbonica al Principato di Talleyrand, Napoli 1941; Auguste Marie Pierre Ingold, Benevento sotto la dominazione di Talleyrand, Benevento 1984; Atti del convegno di studi su Talleyrand, Benevento 2006.

 

Fine del potere pontificio

“La città si considerava come repubblica sotto l’alto patrocinio dei Papi, ed essa sopportava codesta forma di supremazia papale, perché vi trovava modo di usare una libertà maggiore di quella che un altro reggimento le avrebbe consentito”. L’affermazione del Gregorovius sottolinea un preciso aspetto del carattere beneventano: la virtù civica quale presidio di libertà. In effetti la tollerante politica di Pio IX (Giovanni Maria Mastai-Ferretti) consentiva di vivere senza impacci: non a caso nell’Ottocento fiorivano i giornali politici e satirici e nascevano circoli con programmi laici e liberali. La grande “inquietudine” risorgimentale andò sviluppandosi in città con fermezza ma senza eccessi. Del resto la fede religiosa della gente si manteneva salda, grazie anche alle prediche missionarie nel 1815 e 1822 di don Gaspare del Bufalo, futuro santo, e alla devozione popolare espressa con l’erezione della basilica Madonna delle Grazie che aveva scongiurato nel 1836 l’epidemia di colera: la prima pietra fu benedetta dal cardinale Gioacchino Pecci, governatore di Benevento (1838-1841) e futuro vicario di Cristo con il nome di Leone XIII. E nel 1849 la città accolse con entusiasmo papa Pio IX, esule a Gaeta.

Alla vigilia dell’Unità, due comitati patriottici - l’Ordine di ispirazione cavourriana e l’Azione di fede garibaldina – erano pronti per la svolta politica già in corso nel Sud. Storica data quella del 3 settembre 1860 quando una delegazione civica (presidente Salvatore Rampone, membri Gennaro Collenea, Giuseppe De Marco, Giovanni De Simone, Domenico Mutarelli, Nicola Vessichelli e Francesco Rispoli) proclamava decaduto il potere pontificio e aderiva allo Stato nazionale, ed il delegato, monsignor Edoardo Agnelli, fu accompagnato fino al confine dell’Epitaffio. Calava in tal modo la tela sopra una vicenda di quasi otto secoli, la storia della sovranità pontificia sulla città di Benevento.

 

In the Italian State. September 3, 1860 is considered the symbolic date marking the handover of the powers from the Holy See to the Italian State. With the unity of Italy the secular sovereignty of the Pope on the territory of Benevento ended. The rule of the Church, however, was never oppressive: on the contrary, it was characterised by the support of the population from an economic and social point of view, allowing full autonomy and freedom to the local administration.

Fin de la souveraineté pontificale. Le 3 septembre 1860 est considéré la date symbole du passage des pouvoirs du Saint-Siège à l’État italien. En effet, avec la naissance de l’unité nationale, se concluait la séculaire souveraineté de la papauté sur le territoire de Bénévent. Cette dénomination, en tout cas, ne revétât jamais des caractères oppressifs mais tendit toujours à soutenir la population au point de vue économique et social, en lui laissant  la gestion de la municipalité en autonomie et liberté.

Trapaso de poderes. El 3 de septiembre de 1860 se considera la fecha simbólica del traspaso de poderes de la Santa Sede al Estado italiano. Con el nacimiento de la unidad nacional concluyó la soberanía ejercida durante siglos por el papado en el territorio de Benevento. Esta dominación, sin embargo, nunca se tradujo en opresión sino que, por el contrario, contribuyó siempre a apoyar a la población en el plano económico y social, dejando a la ciudad la gestión de la administración local en autonomía y libertad.

Ende der päpstlichen Herrschaft. Der 3. September 1860 wird als das Datum-Symbol für den Wechsel der Mächte vom Heiligen Stuhl zum italienischen Staat betrachtet. Mit der Entstehung der Nationaleinheit endete in der Tat die jahrhundertlange Herrschaft des Papsttums über das Territorium Benevent. Diese Herrschaft hatte, auf jeden Fall, nie repressive Charaktere sondern strebte immer den Unterhalt der Bevölkerung auf dem wirtschaftlichen und sozialen Bereich an, der die Lokalverwaltung in Autonomie und Freiheit gelassen wurde.

 

Fonti: Daniello Maria Zigarelli, Storia di Benevento, Napoli 1860; Salvatore Rampone, Memorie politiche di Benevento dalla rivoluzione del 1799 alla rivoluzione del 1860, Benevento 1899; Antonio Mellusi, L’origine della provincia di Benevento, Benevento 1911.

Iconografia: Epitaffio