Nel nome di un dimenticato Apostolo

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Giacomo de Antonellis, Natanaele detto Bartolomeo, patrono di Benevento, Edizioni Realtà Sannita, Benevento 2019, pp. 160, € 12.

C’era una volta una comunità religiosa che frequentava le chiese, rispettava e venerava i suoi santi. Adesso la società viene definita “civile” perché aggira i valori dello spirito e soltanto pensa ai propri fatti inchinandosi davanti ai miti del danaro e dei consumi. Ci vuole davvero coraggio intellettuale, allora, per avviare un discorso su un personaggio di duemila anni fa. Natanaele, chi? A Benevento nessuno lo conosce. Eppure, con il nome putativo di Bartolomeo, riveste il ruolo di Patrono della diocesi. Gli anziani non ne sanno nulla. I giovani pensano ad una nuova stella del firmamento musicale. Le coppie (regolari o di fatto) reclamerebbero l’immediata rottura se uno dei contraenti proponesse questo nome per un bambino in arrivo. Gli intellettuali si divertono a prenderlo in giro scomponendone il nome in modo risibile: Bartolo-Meo, controllare in piazza Orsini a fianco dell’Episcopio. E non parliamo del clero d’ordinanza che ha vago sentore (leggendo il Vangelo di Giovanni) di questo “vero israelita in cui non è inganno” convertitosi nei giorni del miracolo di Cana: ed associare Natanaele a Bartolomeo diventa impresa da teologi.

Nell’affrontare il personaggio e i suoi contorni - l’apostolato, il martirio in Armenia, la traslazione della salma sulle onde, l’accoglienza di Lipari, le basiliche in Benevento, il culto diffuso, l’iconografia e la letteratura nei secoli, aneddoti e curiosità - l’autore ha avuto mano spigliata mettendo in chiaro le (numerose) realtà storiche come le (molteplici) incongruenze logiche che accrescono il lato leggendario della vicenda. Merito indubbio di questo saggio è l’aver scoperto e reso pubblico il Vangelo di Bartolomeo, un’opera considerata apocrifa, ovvero non autorizzata dall’autorità ecclesiastica ma riconosciuta da alcune Chiese orientali come l’ortodossa, la siriaca, la copta, l’etiope. Il testo sviluppa un dialogo tra il Cristo risorto e l’Apostolo che sollecita chiarimenti sui misteri del cielo e della terra, sull’eterno combattimento tra i bene e il male, sul rapporto tra potenza divina e forza satanica. Aldilà del valore religioso, questo documento mostra una semplicità di linguaggio ai limiti della rozzezza che corrisponde alla scarsa formazione culturale di Bartolomeo, avvalorandone la veridicità. Sta di fatto che questo atipico vangelo conforta la missione del Maestro specialmente nell’ultima parte quando Gesù invita ad abbandonare il peccato e proclama parole di pace e di amore prima di ascendere in cielo circondato dagli angeli. Riuscirà questo breve saggio a suscitare un minimo di interesse tra la gente comune, ivi compresi i religiosi, sul Santo Patrono di Benevento e della sua diocesi?  

 Beniamino Tasso